martedì 17 marzo 2015

POLPETTINE DI COUS COUS E ZUCCA


 
 Ciao a tutti,
gira e rigira finisco sempre a combinare qualche cosa con una zucca. Non è colpa mia!
Oggi a pranzo abbiamo optato per delle polpettine al forno a base di cereali.

Occorrente:
- Una tazza di cous cous
- 3 fettine di zucca
- mezza cipolla
- farina
- farina gialla (quella per polenta) o pangrattato
- sale, pepe, olio, erbe aromatiche.


Metto a bollire in una casseruola l'acqua, una volta calda ci tuffo il cous cous, spengo il fornello e copro.
Intanto spadello rapitamente la cipolla tagliata sottile con la zucca ridotta a tocchetti, aggiungo un pò d'acqua poco per volta (se volete potete sfumare con un pò di vino bianco), aggiustando di sale e pepe.
Una volta che la zucca sarà morbida, la schiaccio con la forchetta e travaso il composto in un contenitore (a raffreddarsi) . Nel frattempo si sarà idratato il cous cous, scolo l'eccedenza d'acqua e lo inglobo nel contenitore con la zucca. Aspetto una decina di minuti in modo da poter lavorare l'impasto con le mani senza cancellarmi le impronte digitali ^-^.
A questo punto amalgamo bene le due parti, assaggio se è abbastanza sapido (si si tutte scuse per spizzicare in continuazione), inglobo le erbe aromatiche (ottimo prezzemolo o rosmarino), un goccino d'olio extravergine e la farina che occorre per avere un impasto manipolabile.
Formo delle palline (la grandezza và a nostra discrezione) e le passo nella farina gialla.
Dispongo la carta forno su una teglia, metto un filo d'olio così l'impanatura a contatto diventerà croccante, adagio sopra le polpettine e inforno a 200°C circa per 5- 10 minuti in modalità grill, giro le polpette dalla parte opposta e lascio gratinare altri 5 minuti.

Questo genere di piatti è ottimo da congelare per avere un primo piatto buonissimo a tempo record. Inutile dire che tutti i cereali sono validi (non solo il cous cous) e altrettanto vale per le verdure.

Dedicato a chi crede che senza uova gli impasti in genere non leghino ^-^




martedì 10 marzo 2015

MARMELLATA DI ZUCCA

marmellata zucca fatta in casa vegan
Buondì!

Ultimo periodo per godersi a pieno la stagionalità di uno dei miei alimenti preferiti : LA ZUCCA.
Iperversatile nel dolce e nel salato, ottima per essere utilizzata dai piatti basici a quelli elaborati.
Mi stuzzicava l'idea di ricavarne una marmellata, considerando la cremosità del frutto già di per sè.
Per prima ho provato questa ricetta, che ha davvero un gusto piacevole ma la trovo più adatta ad accompagnare piatti salati più che una confettura vera e propria.
La settimana scorsa sfogliando un quotidiano della mia città... L'ho trovata... E' LEI!
La condivido con voi poichè è davvero squisita.
Io la uso sulle gallette la mattina, m anche su una crostata penso farebbe faville. Bando alle ciance, ecco la ricetta:

- 1 kg di zucca pelata e tagliata a tocchetti
- 2 arance non trattate
- 1 limone non trattato
- 370 / 400 gr di zucchero di canna grezzo
- 1 bacello di vaniglia
- un pizzico di noce moscata
- acqua

Mettiamo in una casseruola la zucca tagliata a tocchetti, le buccie delle arance e del limone (tagliata con un pelapatate), le arance tagliare a pezzi (meglio se riuscite a togliere la parte bianca che risulta amara), la vaniglia incisa a metà,  la noce moscata e lo zucchero. 
Mescoliamo bene, mettiamo sul fuoco aggiungendo poca acqua in modo da far "sfaldare" la zucca senza rendere il tutto troppo brodoso.  Quando è bella morbida (dopo al massimo 15 minuti), frulliamo col frullatore a immersione, elimimando precedentemente la stecca di vaniglia.
Potete scegliere se eliminare o no le bucce; tutto dipende da quando volete rendere agrumata la vostra confettura.
Aggiungiamo il succo di limone e continuiamo a cuocere per arrivare alla consistenza desiderata.
Riempiamo i vasetti (sterilizzati), e li poniamo a testa in giù fino a quando sono completamente freddi, rigiriamo e controlliamo che non abbiamo perso il vuoto (il tappo non deve fare clik-clak)... Se così è stato riporli in frigorifero e consumare a breve; poco male !



venerdì 6 marzo 2015

TARALLI(NI) PUGLIESI


tarallini pugliesi fatti in casa

Penso che tutti li abbiamo assaggiati, sono buonissimi. Golosi e fragranti.
Li compro da anni e mi sono detta ... Perchè non provare a farli a casa?
Ne ho trovate diverse versioni anche con utilizzo di lievito madre, ma guardando l'etichetta di quelli che compravo il lievito (di birra o madre) non compare tra gli ingrendienti..
 Ho proseguito la ricerca e mi si è aperta questa pagina.
Pura e schietta.
Le uniche cose che ho fatto di diverso sono ridurre i dosaggi (da un kg di farina a 250 gr), aggiungere un goccino di vino in più e aromatizzarli a mio gusto.

Ingredienti:

- 250 gr di farina
- 60 ml di vino bianco
- 50 ml di olio extravergine di oliva
- un pizzicone di sale

- aromi vari ( io ho utilizzato cipolla granulare secca e concentrato di pomodoro + origano)



Impastiamo con le mani la farina, l'olio, il vino e il sale. Andiamo per gradi con i liquidi... Cercando di mantenere le proporzioni anche se occorre qualcosa di più rispetto la ricetta originale. Otterremo un impasto sodo e manipolabile. Ora potremmo anche lasciarlo così, ma perchè non cogliere l'occasione di personalizzarlo e allo stesso tempo complicarci l'esistenza?
Io ho diviso in due il mio impasto: ad una parte ho aggiunto la cipolla (1 cucchiaio circa di cipolla granulare secca) e all'altro due cucchiaini rasi di concentrato di pomodoro e origano.
Lasciamo riposare le pallette ottenute una mezz'ora.
Riprendiamo in mano la "pagnotta" e facciamo dei salamini lunghi, tubolari ... Un pò come si fà per fare i gnocchi. L'impasto tende ad aprirsi e rompersi, ma voi insistente compattando con le dita e ridando la forma tondeggiante; da quello che ho capito è così noioso perchè poi il risultato è fragrante e non secco. In poche parole saremo ripagati della faticaccia.
Tagliamo le striscioline in più segmenti da circa 6-7 cm ognuno e formiamo il tarallo (ovvero un cerchio avendo cura di premere bene con le dita sui punti di congiunzione).
Continuiamo così fino ad esaurire l'impasto.
Mettiamo sul fuoco una pentola d'acqua e portiamo a bollore. Tuffiamo pochi taralli alla volta mescolando delicatamente, attendiamo vengano a galla (proprio come i gnocchi!) e li raccogliamo col mestolo forato adagiandoli su uno strofinaccio.
tarallini pugliesi fatti in casaNel frattempo (tra una tuffata e l'altra) accendiamo il forno a 180-200 °C.
Disponiamo nella teglia (ricoperta con carta forno) i taralli e facciamo cuocere nel ripiano centrale del forno per circa 30- 40 minuti. Controllate di tanto in tanto i taralli dovranno apparire leggermente colorati.




Mangiateli da freddi.

venerdì 27 febbraio 2015

TORTA DI PERE

Ciao a tutti!


Di solito per fare delle torte "base", uso sempre il medesimo imapsto su per giù ; l'altro giorno ho voluto cambiare un pò e ho preso spunto da qui.
E' venuta fuori una torta morbidissima (quasi da mangiare con piattino e forchetta), ottima per colazione o merenda.. Dal sapore bilanciato e non troppo deciso.

Ho utilizzato:

- 130gr di farina integrale
-  40gr di fecola di patate
- 40gr di farina di castagne
- 4 cucchiai di olio di girasole
- 70 gr di zucchero di canna
- 2 pere tagliate a pezzettini
- 4 gr di cremor tartaro
- latte vegetale/succo di frutta
- cacao amaro in polvere
- un pizzico di cannella (facoltativo)
- cioccolato fondente a scaglie (facoltativo)



torta pere vegan no latte burro uovaAmalgamiamo le farine, la fecola, lo zucchero, la cannella, il lievito e il cioccolato. Uniamo l'olio e il latte vegetale (o succo) necessario ad ottenere un impasto morbido.
Io di solito lo lavoro con le mani, ma anche il frullino elettrico fà il suo dovere.
Amalgamiamo delicatamente quasi tutte le pere, girando dolcemente col cucchiaio.

Travasiamo l'impasto in una teglia , precedentemente ricoperta con carta forno, livellare e disporre sulla superficie le pere rimaste.
Inforniamo a 180-200°C per una ventina di minuti nel ripiano centrale del forno.
Prova stecchino obbligatoria ^-^.

Una volta intiepidita spolverate col cacao amaro.






domenica 22 febbraio 2015

RATTI? SI RATTI, NON GATTI



Nuovo post e niente cosmesi, niente riciclo, niente ricetta. Mi auguro un concetto più profondo.

Spesso quando dico che ho dei ratti, le persone si schifano... e fingono di avere capito che io abbia dei gatti, cercando in quella testolina bacata che solo noi umani nel regno animale abbiamo saputo sviluppare, dandosi una spiegazione logica per che cosa diavolo io possa tenermi in casa.(i gatti si che notoriamente sono animali "da compagnia", non certo i ratti).
Venga messo per iscritto che io non ho nessun problema con i gatti, ma loro come esempio mi fanno comodo in questo momento; quindi mi sento autorizzata a citarli.

Ho imparato (come molti altri) a capire e amare queste creature, così diverse da noi e così uguali.

Oggi abbiamo letto una testimonianza, Federica da Roma che alcuni mesi fà ha adottato 5 ratti maschi dal nostro rifuglio, "Gli Ultimi".  Gli stessi ratti che una nipotina particolarmente ben educata aveva mollato come un pacco alla nonna e successivamente quest'ultima ci aveva chiamati dandoci una sorta di ultimatum altrimenti li mollava nel primo corso d'acqua che trovava. Non descrivo neanche come li abbiamo trovati.

Leggendo abbiamo riso, ci siamo inteneriti, ci siamo quasi commossi. Che meravigliosa vita hanno ora i nostri 5 ragazzini, grazie a persone che sanno vedere il buono anche dove il retaggio culturale lo oscura.

Non aggiungo altro, copio e incollo le parole di Federica, e la abbraccio (per ora solo virtualmente) con tutto il cuore.

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Come cominciare. Come descrivere la nostra esperienza, la prima, nonostante una vita tra e per gli animali, con non uno ma cinque rattoni? No, non voglio parlare di noi, delle nostre emozioni. Chi vive con gli animali, percepisce ogni giorno sensazioni delicate e profonde, non ha bisogno di descrizioni da dizionario né di lezioni né di edulcorate semplificazioni romanzate.

In questo momento sto scrivendo al pc e ho tra i tasti una codona penzolante; poco accanto al mouse sento un crocchiare di noccioline americane (qualcuno lascerà i gusci delle arachidi in giro sulla scrivania. Qualcun altro si azzufferà da qui a breve). Sulla spalla sinistra ho un dormiglione baffuto quasi assopito. Ho dovuto distrarli con le noci, altrimenti avrebbero sgambettato sulla testiera coprendo il testo di virgole, punti e consonanti insensate. Ogni tanto li guardo con la coda dell’occhio; cercano di rubare una mela sul tavolo, una mela più grande di loro, trascinandola giù sulla sedia, senza esito. La morderanno direttamente lì, fino a lasciare solo il torsolo. Con l’ananas non ci provano neanche! Con le castagne hanno fatto una strage di gusci questo Natale. Di mandorle non ne parliamo!

Loro, i topastri (non credo gli piacerebbe essere definiti così), si chiamano Dean (si legge Din), Don, Dan, Tatou e Giuseppe. Cinque delinquentissimi roditori. Scalmanati, indisciplinati, divertenti e, a me piace pensarlo, sorridenti.

Giuseppe è il papà, il padre putativo probabilmente, il saggio, lo scaltro. Il grigio, il vecchione, ha circa un anno. Che poi non è più grigio perché a seguito di una breve muta del pelo ha un che di biondo platino. Da pantegana a Barbie. Bah! Giuseppe, Peppone, assaggia per primo i cibi nuovi, li passa ai figli saggiatane la bontà o li tiene per se stesso, se troppo buoni, ingrossando le sue dispense segrete dietro il divano o sotto i libri (dispense poco segrete in verità. Vengono sempre scoperte dai figli!). E’ il primo a uscire dalla gabbia la mattina e la sera. E’ goffo perché ciccione, ha le orecchie a sventola e gli occhi enormi a palla, neri, un po’ ravvicinati. E’ intelligentissimo.
I figli maggiori (di stazza) sono Don e Dean. Dean è cieco, color bianco latte. Forte, ha una massa muscolare da bodybuilder. Barcolla spesso, il nostro caro. Cammina tentoni, crediamo veda solo ombre. E’ prudente e tenero. Esce per ultimo e rientra per primo in gabbia. Dorme a ciambellina. Ha un orecchio mangiucchiato (sinonimo di zuffe?)
Don è un bullo. Ha una striscia grigia sul dorso. Sembra uno scoiattolo. Schiaffeggia per un nonnulla i fratelli (ma non il padre). E’ vorace (è un’idrovora, ha cercato di mangiare pure una spugna, ha aperto un barattolo di vetro, spinto giù dalla mensola un pacco di crostatine, poi chiaramente pappate), costruisce case di design; raccoglie carta, tessuti, noci e realizza abitazioni di qualsivoglia fattezza. A piramide, rotonde, mono o bilocali. Sta ore a progettare.
Dan è sensibile, bianco come Dean ma col musetto grigio. E’ tenero. Morbido. Vorrebbe stare sempre in braccio. Sbaciucchia i nostri cani, noi, i fratelli. Ci segue ovunque.
E poi c’è Tatou, il nanetto. Il gemello di Don ma in miniatura. E’ uno scricciolo, non cresce tanto. E’ leggerissimo, dolce e monello. E’ una scheggia, salta e gioca sempre. Ruba cioccolatini, spaghetti crudi (e cotti), si è infilato in un tubo di carta di Scottex senza riuscire a uscirne (ce ne siamo accorti perché notavamo un tubo indemoniato rotolare per la casa). Gli piace stare sulla testa mentre mangiamo. Tatou è la mascotte di casa. E’ indemoniato ma così piccolo da suscitare tenerezza in chiunque.

Corrono per casa (abbiamo coniato il termine Giuseppiadi per descrivere le loro competizioni di 50 cm di scatto o del circuito cucina), si arrampicano sui tubi dell’acqua calda scendendo poi a mo’ di vigili del fuoco sul tubo (o ineleganti ballerine di lapdance, se preferite), inseguono uno dei nostri cagnoloni (il lupetto) per le stanze, cercano di conquistare la vetta della sua testa o coda ogni sera. Mangiano incessantemente, entrano nel frigo, abbiamo trovato Tatou nel frullatore, saltano da terra alla piastra di cottura con zompi elastici come fossero di gomma. Fanno salti in lungo tra il tetto della loro gabbia al tavolo da pranzo (Giuseppe fallisce sempre, a metà volo casca a piombo sul pavimento).

Poi, si stancano, come cuccioli, e si addormentano sulle nostre gambe. Per svegliarsi dopo un’oretta e ricominciare.

Dean, Don, Dan, Tatou e Giuseppe sono non mangiatori di altri animali, come me, Paolo e tutti i componenti della nostra famiglia allargata (si dice vegan ma non mi piace questo termine). Si cibano di frutta (amano il melone, gliene tagliamo fettine tipo fetta di anguria in miniatura), la verdura a foglia verde, i cereali da colazione, adorano le nocciole, le patatine fritte (cerchiamo di dargliene poche), le crostate e i panettoni. Il radicchio, i pomodorini, i peperoni. Le patate al forno o bollite o in qualunque altra maniera. A volte ci tirano dietro i cibi che non amano (le zucchine e, qualche volta i fagiolini)! Oppure ci guardano esterrefatti su due zampe tipo ma che ci dai? Sei impazzita? Tira fuori le patatine! E poi, amano scricchiolare la pasta cruda, i ceci, il miglio.

Adoro le loro manine. Stringono il cibo come noi, tra le dita; si siedono e sgranocchiano. Fanno il bagnetto nella ciotolona dei cani, usano la lettiera! Sono intelligenti, pazienti e osservatori. Sono affettuosi. Simili ma diversi a cani e gatti di casa. Vogliono stare vicino a noi ma sono anche indipendenti. Desiderano il contatto fisico e studiano i nostri movimenti, le nostre abitudini. L’uno diverso dall’altro.

I ratti non piacciono. I nostri colleghi, i nostri amici, ci ascoltavano inorriditi all’inizio. Topi in casa? Oggi, ci chiedono foto e video dei cinque. Ci chiedono di venirci a trovare con i loro figli per conoscere Giuseppe il grigio. E’ una questione di approccio culturale (che parolone!), come per tante altre faccende. Di preconcetto. Ci si convince che i ratti siano sporchi ma in pochi hanno avuto il piacere di osservare un bagnetto-tipo di un topone. Si lavano con attenzione, si lisciano il pelo, si aiutano a vicenda a pulirsi. Sporchi, pensano i più! Che sciocchezze. Ma occorre mostrare, insegnare per sradicare una banale concezione.

Dean, Don, Dan Tatou e Giuseppe sono questo e tanto altro. Sono la pienezza dei nostri giorni, le risate più fragorose della serata. Sono buffi, irriverenti e gentili. Sono un dono. Un regalo del quale siamo grati di cuore a Gianluca e a chi, con lui, dedica tempo, energie e spende sacrificio per garantire una degna e giusta esistenza agli Ultimi.

Buona vita,

Federica

venerdì 20 febbraio 2015

INJERA OVVERO PANE ERITREO

Buonasera!

injera vegan ricetta
Mi è sempre piaciuto mettere il naso nelle altre culture. Sono curiosa per natura.
 Capire, ascoltare e sperimentare io stessa.
Qualche sera fà siamo stati in un ristorantino che proponeva anche qualche piatto tipico eritreo.
Sono rimasta affascinata dai profumi, dai colori e dal pane che loro usano come base alle pietanze.
Le injera sono dischi simili alle crepes, ma più morbidi e spugnosi...Vengono usati da "piatto" sul quale sono adagiati vari intingoli ; se ne strappa un pezzetto e si mangia. Che bello essere liberi dalle forchette no?!

Ho trovato su internet varie ricette, e ho assemblato questa:

( per circa 6-7 injera)

- 130 gr di farina integrale
- 130 gr di farina di mais ( io ho usato la fioretto)
- 70 gr di semola di grano duro
- 25 gr di lievito madre (o 6 gr di lievito di birra)
- 200 ml circa di acqua tiepita

Impastare le farine con il lievito e l'acqua, fino a ottenere un composto abbastanza morbido. Io ho utilizzato un pò più di acqua, ma ogni farina assorbe in maniera diversa quindi aggiungete piano piano tutta quella che occorre.
Mettere l'impasto in un recipiente coperto con pellicola (forata con la forchetta) per 3 giorni a temperatura ambiente.

Recuperare l'impasto (trascorsi i giorni necessari) e aggiungere acqua fino a ottenere una pastella simile a quella delle crepes.

injera vegan ricettaOra viene il bello, scaldare una padelllina bassa,piatta e antiaderende con un filo d'olio (ben spalmato per tutta la superfice, quando è calda versare un mestolo di impasto, rotando con la mano la padella in modo che la pastella rivesta uniformemente il tegame tenendo uno spessore di circa 2-3 mm.
Quando si è un pò asciugata (ci vorrà al massimo qualche minuto) staccate pian piano con una paletta di legno i bordi e rivoltatela dall'altro lato ... ancora un minuto ed è pronta.
Ri-ungiamo leggermente la padella e ripartiamo con la seconda injera.



Tradizionalmente viene servita con lo zighinì (uno spezzatino che noi faremo in versione vegetale), legumi stufati e verdure (crude e cotte).
Largo spazio alla fantasia e alle spezie (cumino, coriandolo, peperoncino ecc..). Loro utilizzano un mix che si chiama berberè. Ma nulla vieta se non lo troviamo di cercare di replicarlo o plasmarlo al nostro gusto.

domenica 15 febbraio 2015

TORTELLI DOLCI CON LA MARMELLATA


Buonasera a tutti!

Altra ricettina che si spaccia per carnevalesca, ma piace tutto l'anno: i tortelli con la marmellata.
Trovo ottima quella di prugne un pò asprina, ma potete mettere quella che più vi piace ovviamente... O perchè no crema pasticcera o di cioccolata.

tortelli vegan marmellata carnevale dolci

Con queste dosi mi sono venuti circa 12 tortelli

Per la frolla:
- 200 gr di farina integrale ( o mix di farine a vostro gusto)
- 60 gr di zucchero di canna
- 50 gr di olio di girasole bio
- 4 gr di cremor tartaro o mezza bustina di lievito per dolci
- latte vegetale
- buccia di un limone bio o vaniglia in polvere o entrambi (facoltativo)

Impasto con il solito metodo, mescolo gli ingredienti solidi (farina, lievito, zucchero), aggiungo gli aromi (limone, vaniglia), l'olio e quanto latte occorre per avere una frolla un pò sbriciolosa. Meglio lasciar riposare il panetto una mezz'ora.

tortelli vegan marmellata carnevale dolciStendo col mattarello a uno spessore di circa un cm, e taglio dei cerchi (utilissimo un coppapasta ma efficace ache una semplice tazza o un bicchiere). Metto la marmellata... Un cucchiaino non troppa perchè altrimenti succede il disastro, bagno i bordi con un pochino d'acqua. richiudo i tortelli a mezza luna e pinzo il bordo con una forchetta.

Inforno a 180- 200 °C per una ventina di minuti.
Spolverare se volete con zucchero a velo o un pochino di cacao o cannella.



martedì 10 febbraio 2015

CHIACCHIERE AL FORNO

Ciao a tutti!


E' un periodo che stò facendo tantissimissimi esperimenti culinari, soprattutto dolci.
Complice il mal tempo, il freddo (il forno è davvero un amico profuma e scalda casa), le idee che impazzato un pò sul cartaceo un pò sul web e un pò (ultimo ma non meno importante) la voglia di viziare chi amiamo.

La ricetta è quella della nostra Cescaqb, ho fatto un paio di modifiche ma cose da nulla ... E' tutto merito suo questa delizia! E colpa sua delle calorie in eccesso! ^-^

Ingredienti:

- 200 gr di farina integrale
- 30/40 gr di fecola di patate o amido di mais
- 40 gr di zucchero di canna
- 4 gr di cremor tartaro o lievito per dolci
- 30 gr di olio di girasole
- 20 gr di un liquore a vostra scelta (io una volta ho messo il gin l'altra il limoncello)
- scorza di limone non trattato (meglio bio)
- latte vegetale
- zucchero a velo (potete farlo da voi passando lo zucchero di canna in un macina caffè o frullatore molto potente)

Mescolare la farina, la fecola, lo zucchero, scorza di limone e il lievito. Ora aggiungiamo i liquidi quindi : olio, liquore e latte vegetale (andate per gradi con quest'ultimo).
Impastare vigorosamente fino a ottenere un panetto compatto tipo la pasta frolla. Fare riposare l'impasto almeno una mezz'oretta.
Ora col mattarello tiriamo una sfoglia, infarinando la pasta da entrambi i lati, e tagliamo dei rettangoli. L'altezza della pasta dipende dai vostri gusti, io amo quelle un pò "corpose" ... non troppo sottili insomma e sono stata circa sul mezzo centimentro.
 Facciamo un taglio centrale dal quale rivolteremo una parte del rettangolo (io non capivo e ho cercato un video su yt -.-) per dare la tipica forma di chiacchiera, oppure semplificandoci l'esistenza la lasceremo così com'è.
Travasiamo le chiacchiere su una teglia da forno (ricoperta con carta forno) avendo cura di scuoterle leggermente così cadrà l'eccesso di farina e non si brucerà nel forno.
Cottura 10 minuti a forno caldo a 180°C.
ATTENZIONE: sono un pò bastardelle ! Non fatevi imbrogliare, anche se non sembrano cottissime estraele dal forno altrimenti poi saranno troppo secche (esperienza personale).

A freddo (dopo 15-20 minuti) spolverizzare lo zucchero... E non mangiatele tutte in 10 minuti!

sabato 7 febbraio 2015

MONOPORZIONI? SI GRAZIE!

Ciao a tutti,
non so come sono stati da voi questi giorni... Per noi davvero impegnativi...
E' caduta tanta tanta neve in poco tempo e ci ha costretti a casa (cosa che non mi dispiace del tutto se non fosse per gli animali da accudire e cibare al rifugio) e senza elettricità.
 Io sono mooolto fortunata poichè scaldo la casa con vecchie stufe a legna e questo ci ha consentito di potere avere una temperatura vivibile e, in più, mio padre possiede un generatore e questo ci ha garantito elettricità limitata per qualche ora del giorno.

E' incredibile quando questi mezzi primari ci vengono tolti come ci troviamo spaesati e spaventati, il mio pensiero è andato a tutte le persone che erano isolate al freddo con a casa bambini o cuccioli che dir si voglia, malati, anziani, convalescenti ... E così sono rimasti per più di un giorno (notte/notti comprese).
Qui a casa abbiamo spalato tanto e faticato davvero per muoverci (anche solo portare giù i cani a fare pipì e due passeti era complicato), ma abbiamo anche colto l'occasione nel lato positivo ... Riscoprendo tempi meno serrati, la luce delle candele e la manualità delle operazioni casalinghe e tante altre cose che si perdono nella routine di tutti i giorni.

Scusate il sunto di questi giorni, ma ci tenevo... Ora arrivo al senso più o meno logico del post di oggi.

Penso sia davvero utile tenere del congelatore piccole porzioncine (poi quanto piccole dipende dal numero del nucleo famigliare ^-^), di prodotti già "pronti" utilizzabili quando si è di corsa o comunque sia un modo utile di conservare porzionando (e utilizzare nel tempo) grandi quantità di alimenti.



In questo caso io avevo il latte di cocco.
 Lo conoscete? E' meraviglioso in cucina... Sia nei dolci sia nei piatti salati dal sapore orientale.
In commercio esistono scatolette abbastanza grandi e una volta aperte si hanno pochi giorni per consumarle così possiamo congelarle in piccoli contenitori o meglio ancora stampini come per esempio quelli per fare i ghiaccioli, una volta congelati (basta qualche ora) riporre in pratici sacchetti nel congelatore..

Stessa cosa può valere per sughi o salse, passata di pomodoro, brodi vegetali, ecc...
 Al momento giusto si piglia un cubettino dal freezer e lo si cucina come meglio ci pare. Comodo eh?!


martedì 3 febbraio 2015

TRONCO PORTA FIORI

Buonasera a tutti!

riutilizzo riciclo legno porta fiori fai da teE' proprio vero che la natura è la miglior fonte di ispirazione, a volte non c'è bisogno di fare nulla ... Le cose sono perfette già come sono. Basta saperle vedere e apprezzare.

Tempo fà nella legnaia avevo trovato un pezzetto di legno e fatto un appendi chiavi. Settimana scorsa ho trovato un pezzettone completamente cavo (probabilmente l'alberello era marcio)... E mi sono detta : Perfetto come vaso.
Ho semplicemente inserito un vaso di vetro all'interno con un diametro idoneo a incastrarsi, versato l'aqua... ed ecco qui! Semplice vero?!
L'ho trovata un idea tremendamente carina, così condivido!

sabato 31 gennaio 2015

TARTUFI

Ciao a tutti!
 

Questi tartufi sono in connubio tra il dolcetto di fine pasto e la sanissima frutta secca, ottimi comunque un pò per tutte le occasioni.
Ci si può sbizzarrire mischiando insieme un sacco di cose.

Le mie "versioni" di maggior successo sono queste:

- una manciatona di nocciole (circa 30 grandi)
- una presa di uvette
- vaniglia in polvere (facoltativa)
- un cucchiaino di malto scarso
- cacao amaro

Frullare insieme a massima potenza uvetta e nocciole, unire un pizzico di vaniglia e il malto (o se volete creare un dolce crudista succo di mele o uva o agave), mescolare con le mani.
Otterrete un composto un pò appiccicoso, formate delle palline e rotolatele nel cacao amaro.
Oppure si può unire il cacao amaro all'impasto e formare delle palline meno appiccicose che non necessitano del "rivestimento".

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- una manciata di mandorle
- vaniglia in polvere (facoltativa)
- un cucchiaino scarso di malto
- cocco in scaglie o "rapè"


Frullare a massima potenza le mandorle, unire un pizzico di vaniglia e il malto (o se volete creare un dolce crudista succo di mele o uva o agave), mescolare con le mani.
Otterrete un composto un pò appiccicoso, formate delle palline e rotolatele nel cocco.
Oppure si può unire il cocco all'impasto e formare delle palline meno appiccicose che non necessitano del "rivestimento".

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- una manciata di anacardi (o noci del brasile)
- un cucchiaino scarso di malto
- semi di sesamo


Frullare a massima potenza gli anacardi , unire il malto (o se volete creare un dolce crudista succo di mele o uva o agave), mescolare con le mani.
Otterrete un composto un pò appiccicoso, formate delle palline e rotolatele nel sesamo.

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In tutti e tre i casi io ripongo le praline qualche ora nell'essiccatoio al minimo per renderle più "robuste". Ma non è obbligatorio!
Conservo i dolcetti ottenuti in una scatolina a chiusura ermetica nel frigorifero e durano davvero molto... Beh, una settimana al massimo a casa mia! ^_^





lunedì 26 gennaio 2015

BURGER DI SOIA "ALLA NAPOLETANA"

Heilà!

L'obbiettivo di ieri era formulare in casa un burger abbastanza solido e ben legato che ricordasse quelli che saltuariamente compro al super. Ottimi sul barbecue!
Mi sono ritagliata gli ingredienti sulla confezione e fatta una rapida ricerca on line, ecco come sono riuscita a "copiarli".
Innanzitutto non posso non citare il post da cui ho preso ispirazione .

burger soia vegan ricetta senza uova

Ci occorrono:
- granulare di soia
(se secco fatelo cuocere in un brodino vegetale una decina di minuti e poi strizzatelo bene, altrimenti basta tritare grossolanamente un pò di fagioli di soia gialla cotti)

- besciamella veg molto densa
(formata da latte di soia e fecola o altro amido, andate per gradi con l'addensante continuando a mescolare con la frusta, mescolate bene sino a ottenere quello che ci serve)

- basilico tritato
- consentrato di pomodoro
- origano secco
- olio, sale, pepe, peperoncino, paprika
- pangrattato

Impastiamo il granulare di soia con la besciamella densa (meglio fatto a freddo e con le mani così sentiamo bene la consistenza), gli aromi a nostro piacere, un gocciolino d'olio e incorporiamo il pan grattato sino a poter formare delle sfere schiacciate.

Cuocere in forno a circa 200°C per una mezz'ora rigirandole a metà cottura o molto meno in padella con un filo d'olio.


Spero vi torni utile!

lunedì 19 gennaio 2015

BISCOTTI PER CANI CON LIEVITO MADRE

Ciao a tutti!
Mi scuso coi lettori per la latitanza, ma non ho avuto proprio il tempo di aggiornare il blog.

Oggi parlo biscotti per cani e propongo una bella ricettina trovata qui con il lievito madre (consiglio il sito a chi panifica specilamente con la pasta madre perchè è interessantissimissimo, cani a parte).

biscotti cani vegan ricetta lievito madre

In commercio (tolto il discorso "costo" che è assurdo) è molto difficile trovare dei biscotti per cani ben fatti, senza carni e derivati, grassi non ben specificati, conservanti di mille generi... ecc... E poi c'è il discorso che i pet food in genere sono fatti con gli scarti degli scarti dell'alimentazione umana.
Così mi sono chiesta che senso avesse pagare a peso d'oro prodotti pessimi quando alla fine anche le pappe vere e proprie le facciamo in casa con prodotti genuini,vedendo con i nostri occhi di cosa si nutrono i cuccioli di casa.

Ok, il biscotto è un extra.. Non è certo vitale! Ma io ho abituato la mia cagnolona grande che quando e se svuota tutta la ciotola uno glielo do (da piccola faticava a mangiare, problemi di stomaco... così avevamo instituito questo "rito")... Ed è bello vederla correre scodinzolando per avere il suo premio. Perchè toglierlo?!

Noi da mesi a casa utilizziamo il lievito madre... Ed è stata una benedizione! Per tanto tempo lo abbiamo rimandato per i tempi più lunghi, la cura della pasta settimanale... ecc ecc. Ma non ce ne è per nessuno è tutta un altra cosa rispetto ad agenti lievitanti chimici. Quindi anche le cagnette ora hanno i biscotti con lievito madre ^-^

La ricetta che ho fatto io è praticamente uguale a quella del sito linkato sopra:

- 150 gr di pasta madre (se la tenete nel frigo tiratela fuori 3-4 ore prima)
- 200 gr di farina di farro
- 100 gr di farina taragna (quella per polenta)
- 1 carota grattugiata fine
- 1 banana schiacciata o 1 mela grattugiata
- 2 cucchiai di olio extravergine
- acqua o latte vegetale se occorre 

Impastare il lievito con la frutta e la carota, aggiungere man mano le farine e l'olio. Se occorre aggiungete un pò di acqua. Tenete conto che dovrete stendere l'impasto col mattarello quindi deve essere abbastanza "asciutto".
Una volta impastato ben bene fatelo riposare mezza giornata, io lo ripongo nel forno spento coperto da un canovaccio.
Ora riprendiamo in mano la palletta e la stendiamo col mattarello, tagliamo le formine e disponiamo su carta forno nel ripiano centrale del forno a 160°C per una ventina di minuti.
Una volta cotti saranno ancora un pò morbidi (Io lo ho assaggiato... ) ma basterà lasciarli nel forno spento, leggermente aperto (ma ancora caldo) per farli diventare super secchi.
Io la prima volta che li ho fatti mi sono detta "cavoli qui ci lasciano i denti le piccine" perchè i biscotti sono davvero duri una volta freddi.... Ma vedo che le pargolette li sgranocchiano bene bene... Ed è specificato dove ho trovato la ricetta che sono così duri appositamente così tendono a mantenere in salute i denti.
Altra cosa utile, dicono che si conservano per tantissimo tempo... Ma noi a casa non abbiamo questo problema!