martedì 16 luglio 2019

LUPINI IN SALAMOIA FAI DA TE


Ciao a tutti!
lupini in salamoia fai da te
Avete mai assaggiato i lupini (sottovuoto o in salamoia)? Beh io li trovo molto buoni.
Sono dei legumi, mangiati spesso al sud italia come snack.. e un ottima fonte proteica, come quasi tutti i legumi hanno bisogno di ammollo e cottura...E a differenza di altri legumi, ma al simile delle olive devono essere deamarizzati prima del consumo.
A mio avviso non sono facilmente reperibili (nei negozi e supermercati) quelli di buona qualità e hanno un prezzo che non è proprio basso. dai 6 ai 10 euro al kg. Così ho deciso di comprare la materia prima secca (i lupini appunto al costo di  circa 4 euro al kg che raddoppierrano) e realizzare a casa la preparazione (idratare, deamarizzare e conservare) . Preciso subito che è un pò lunga ma per niente difficoltosa. Cosa bisogna fare?

- Ammollare i lupini secchi per 24 ore. Meglio cambiare l'acqua almeno una volta. Considerare che come tutti gli alimenti da reidratare cresceranno molto di volume, quindi utilizzare una ciotola molto capiente.

- Sciacquare sotto acqua corrente e cuocere due ore e mezzo (dal bollore con fiamma al minimo). A metà cottura cambiare l'acqua. Avrei la curiosità di provare a cuocere al vapore, qualcuno ci ha provato?

- Scolare, risciacquare in acqua fredda e mettere a mollo (sempre in acqua fredda). Ora inizia la fase lunga.
In pratica bisogna per 3-5 giorni tenere in ammollo i lupini avendo la costanza di cambiare l'acqua almeno 2-3 volte al giorno. Più spesso la si cambia e prima i lupini non saranno più amari. Occorre assaggiare.
 Se la temperatura dell'ambiente è molto calda consiglio di conservali in frigorifero durante la notte, mentre di giorno lasciarli vicino al rubinetto della cucina ci ricorderà di cambiare l'acqua.

- Quando saranno pronti prepariamo una salamoia per conservarli. Facciamo bollire 1 litro d'acqua (basta per conservare circa 250 gr di lupini secchi) con 60 gr di sale grosso. Quando quest'ultimo sarà disciolto aggiungiamo i lupini, spegniamo la fiamma e facciamo raffreddare.

- Riporre in vasi o contenitori chiusi in frigorifero. Si conservano per più di un mese ho letto, poichè io ne faccio circa 250 gr (che poi diventano circa il doppio ammollati e cotti) e non sono mai arrivati al mese.

lunedì 15 luglio 2019

TEMPEH FATTO IN CASA



tempeh fai da te autoproduzione
Ciao a tutti!

Oggi vi spiego come ho finalmente prodotto il tempeh a partire dalla soia gialla. 
Passo indietro.
Cos'è il tempeh? E' un alimento fermentato tipico in oriente che si ottiene dalla soia (no non è come il tofu)  in combinazione con un particolare fungo (rhizopus oligosporus). Si ottiene un panetto compatto dal sapore ricco (non a tutti piace). Tantissime le ricette possibili; nella foto con peperoni in agrodolce.

Ragioni per produrre il tempeh:
- Questione economica. E' un alimento abbastanza caro; molto conveniente da fare con le proprie mani. Basta pensare che nella larga distribuzione costa circa 20 euro al kg , mentre autoprodurlo (escluse le spese di energia elettrica che non saprei quantificare ma sono comunque esigue poichè i macchinari usati consumano pochissimo) arriviamo a  euro 5 al kg (500 gr di soia gialla circa 2 euro + circa 3 euro di starter) .
- Questione ambientale. Non creiamo tutto l'imballo necessario alla produzione del prodotto finito (nella maggior parte dei casi plastica sottovuoto più cartone). E voi direte:  si, ma le materie prima  che acquisto per produrmelo sono comunque confezionate... Allora però occorre considerare che i pacchetti di tempeh pronto sono da 150/250 gr al massimo, mentre con un pacco di sia gialla secca da mezzo kg o meglio ancora un kg andremmo a produrre 1 kg o 2 kg ti tempeh (come ogni buon legume raddoppia circa dopo la fase di idratazione e cottura).
- Questione morale. Oltre all'immensa soddisfazione di creare qualcosa con le nostre mani (e impegno), entriamo perfettamente in sintonia dei procedimenti che occorrono per ottenere il nostro cibo. Cosa che fin troppo spesso ci dimentichiamo quando andiamo al supermercato. Facendo una piccola azione controcorrente dove ci si è abituati ad avere tutto subito pronto al minor prezzo possibile.

tempeh fai da te autoproduzioneOra prepariamo quello che ci occorre :
Ingredienti alimentari:
- 250 gr di soia gialla (preferibilmente biologica)
- 2 gr circa di starter *
- 2 cucchiai di aceto di mele

Strumenti:
Una scatola incubatrice e un contenitore compattante (spiego nella ricetta).

- Ammollo della soia gialla. 10/12 ore.
 Durante questo lasso di tempo è preferibile cambiare l'acqua alla soia più volte. Non è indispensabile, ma appunto utile.

tempeh fai da te autoproduzione- "Sgranamento" della soia
A mio avviso unica parte noiosa del processo. In pratica, dobbiamo con un movimento sfregatorio delle dita sui semi di soia rompere la pellicina (tegumento) permettendo al legume di separarsi in due metà.
Mettiamo la soia in una terrina molto capiente coperta d'acqua, sgraniamo, cerchiamo di eliminare le pellicine aiutandoci rovesciando parte dell'acqua (tenderanno a venire a galla, o comunque stare in superficie). Ripetere più volte l'operazione sino a che tutta la soia (o la maggior parte) non sarà decorticata.
Per evitare questo processo di può acquistare della soia decorticata, alcni siti on line ho visto la vendono.
 Io preferisco utilizzare la soia integra che riesco trovare facilmente e impiegare 10/15 minuti in questa operazione.

- Cottura della soia
Mettiamo una pentola d'acqua (con la soia) sul fuoco e lasciamo bollire dolcemente per circa 30 minuti. Scolare.

- Preparazione del panetto
Sciacquare la soia, disporla su un canovaccio pulito tamponandola per renderla il più asciutta possibile. Riporla in una terrina. Quando sara tiepida (se avete un termometro da cucina circa 40°C) aggiungete due cucchiai di aceto di mete e i due grammi di starter.

Mettiamo la soia in un sacchettino (quelli per alimenti da congelatore) forato con uno stuzzicadenti su entrambi i lati (per essere precisi possiamo fare forellini circa a un cm l'uno dall'altro), poi pinzare con una graffatrice il sacchetto in modo che la soia in esso contenuta stia compatta (non fate il panetto più alto di 3 cm) . Opzione B  (che io non ho provato ma ho letto che funziona) è mettere il tempeh in una terrina ricoprirla con della pellicola per alimenti e procedere forando quella, oppure opzione C utilizzare una vaschetta di alluminio (quelle per alimenti che si usano per asporto o per la conservazione dei cibi) e forare il coperchio di cartoncino. Forare c'è da forare! 
Io continuo a cercare tecniche che includano il meno imballaggio usa e getta possibile.

tempeh fai da te cottura- Fermentazione
Ci serve un incubatrice. Un contenitore riparato che ci permetta di tenere una temperatura costante di 27/30 °C circa. Io ho utilizzato l'essiccatore con una vaschetta d'acqua sul fondo alla temperatura minima d 35°C e lo sportello un pò aperto in modo da far scendere un pò i gradi e portarmi alla temperatura ottimale.
C'è chi utilizza una yogurtiera aperta in una scatola più grande, chi la luce del forno, chi una luce da abat-jour in un contenitore. Dobbiamo trovare il modo a noi più congeniale di stabilizzare una temperatura adeguata.
Ora non ci resta che attendere la magia, in pratica aspettare dalle 24 alle 48 ore, di solito 36 sono sufficienti . Potremmo così sformare il magico panetto.
Sarà pronto quando si presenterà interamente ricoperto da una patina bianca, compatto e asciutto.

Una volta presa la pratica (e una discreta sicurezza) consiglio di fare dosi abbastanza grandi così da giustificare per bene l'impegno delle nostre cure e dell'energia elettrica utilizzate.

tempeh fatto in casa con starter














* Da questo sito (https://www.tempeh.info/starter/free-sample.php)  possiamo faci mandare una bustina campione di starter per tempeh al solo costo della spedizione. Questo ci permette di provare e valutare se la produzione del tempeh fà al caso nostro senza spendere molto.








venerdì 12 luglio 2019

SCELTA E CURA DEL TATUAGGIO


tatuaggio vegan cura naturaleCiao a tutti,


oggi parliamo di tatto, o meglio nel dettaglio della scelta e della cura del tatuaggio. Io ho iniziato a tatuarmi qualche anno fà (qundi stando alle medie di età piuttosto tardi) e da allora di tanto in tanto aggiungo parti alla mia personale mappa dei tatuaggi, sono diventata un'appassionata (siamo in realtà io e Gian). 
A me piacciono molto sia esteticamente, sia per quello che mi trasmettono. Quando incontro una persona che ha un tatuaggio mi interrogo sempre su cosa voglia dire, su come sia arrivato a farselo, ecc... E' come l'inizio di una caccia al tesoro.
Non dimenticherò mai come in un certo periodo della mia vita il fatto di avere impresso nella pelle del semplice inchiostro mi abbia fatta sentire meglio, quando mi è stato tolto quasi tutto ... Sentivo che ero ancora io e ce la potevo fare. 
Ci sono molte ragioni che ci portano a imprimerci sulla pelle un simbolo, un'immagine, una frase ... Ognuno ha la sua storia e trovo inutile mettersi a discutere su raccomandazioni bigotte e commenti non richiesti con citazioni del tipo : "Guarda che è per tutta la vita", "E se poi te ne penti", "Chissà cosa pensa di te la gente", " Attenzione alle malattie", ecc.. ecc..

Trovo invece utile focalizzarsi su alcuni punti:

- SVILUPPARE  L'IDEA
Non occorre essere artisti ! Dobbiamo sapere esattamente cosa vogliamo. Possiamo buttare giù disegni, fare ricerche in rete, attingere da tatuaggi simili che personalizzeremo poi in seguito.
Inutile dire che specialmente su simboli e scritte straniere dobbiamo essere certi sul significato, anche quello più profondo per non avere poi addosso qualcosa che non avevamo considerato e non sentiamo nostro.
E poi pensiamoci, molto bene.

- TROVARE UN TATUATORE/TATUATRICE 
tatuaggio vegan cura naturale tattooChe oltre a piacerci come persona (dobbiamo intenderci subito e sentirci a nostro agio), deve avere uno stile che ci piace... Chiediamo di curiosare dai suoi lavori e facciamoci fare un bozzetto di quello che vorremo (o che pensiamo di volere). Dalla carta alla pelle cambia molto.. Ma così giusto per aver un'idea.
Ovviamente le eccezioni ci sono, ma di norma un tatuatore più "navigato" sà il fatto suo e farà in modo che il vostro tatuaggio regga negli anni nel migliore dei modi oltre che a essere esattamente quello che volevate (se non addirittura meglio). A mio parere non vale la pena risparmiare con il rischio di avere un lavoro fatto male.
Consideriamo che spesso è necessario prendere appuntamento mesi prima.

- ASSICURARSI CHE I COLORI UTILIZZATI SIANO VEGAN E CRUELTY FREE
Ormai quasi tutti i colori per tatuaggi non sono testati, ma non tutti (anche se molti per fortuna) sono vegan (la glicerina non è sempre vegetale e alcune colorazioni sono ottenute da pigmenti di origine animale). Sempre bene chiedere al professionista scelto quali utilizza e poi documentarsi tramite il web.

- MATERIALE STERILE, AGO APERTO DAVANTI AI NOSTRI OCCHI
Su questo non transigete. Io consiglio sempre di rivolgersi a un studio che goda di buona reputazione (è facile coi social capire se i clienti sono contenti) e non a una persona alle prime armi che magari lavora in casa. Attrezzatura sterile, colori versati appositamente per noi, guanti, pellicola di copertura sulle superfici di contatto (panche, braccioli, sedie).


Una volta che avremo impresso sulla pelle la nostra creazione non ci resta che prendercene cura al meglio, specialmente nei giorni successivi. Usciremo dallo studio con la parte del corpo selezionata gonfia, rossa, dolente e spurgante. E' tutto normale .. Non dimentichiamo mai che per il nostro corpo è una ferita. E come tale viene trattata.
Teniamo otto/dieci ora la pellicola che ci avranno applicato.

Ci sono due scuole di pensiero per i tre giorni successivi:

- Sostituire tre/ quattro volte al giorno la pellicola (quella per alimenti, magari femandola con del nastro carta) dopo aver sciacquato il tatuaggio con un pò di sapone neutro, tamponato e messo un velo di crea idratante (meglio senza olii essenziali o profumazioni) o burro di karitè o olio.
A meno che il tatuatore non ci abbia applicato uno speciale cerotto adesivo che per tre giorni possiamo dimenticare ... Anche se poi toglierlo non è simpatico. E' molto adesivo e aderente. Comunque a quel punto dovremmo sciacquare bene, lavare e idratare.

- Togliere la prima pellicola (quella messa dal tatuatore) e tenere solo pulito e idratato al bisogno avendo molta cura di non prenderci contro e indossare magari abiti in fibra naturale.

Per l'ultimo tatuaggio io ho adottato la seconda tecnica (consigliatami) e mi sono trovata piuttosto bene, penso sia guarito più velocemente e spurgando meno.

Trovo che le creme vedute negli studi o anche in profumeria "per tatuaggi" non abbiano niente di eccezionale che ne giustifichi il prezzo, ma se vogliamo comunque acquistarle ricordiamo di controllare l'INCI per non immettere sulla pelle schifezze quali petrolati, paraffine, sostanze di sintesi e magari neanche sostanze di origine animale :) .

tatuaggio vegan cura naturale tattooIl tatuaggio nel corso di sette/quindici giorni si spelerà in superficie è tutto normale, vedrete che alla fine riaffiorerà bello e nitido (si,come una fenice). Se qualche linea o parte dovesse risultare meno marcata potrete dopo un mese andare a far riprendere il lavoro dal tatuatore e perfezionare se qualcosa non convincesse. Ma certamente un professionista ve lo dirà!

Concludendo, in genere è sempre meglio optare per zone che con l'età non si rilassano, più le parti anatomiche sono esposte più sbiadiranno o saranno a rischio di graffietti o altro. 
Ovviamente ci sono zone più o meno dolorose e zone adatte e non adatte per certe tipologie di disegno ma di questo vi accorderete al momento di pianificare il progetto quando andrete in studio. Ognuno fà poi le sue considerazioni personali.

C'è anche da dire che nella peggiore delle ipotesi (il tatuaggio non ci piace o si è molto rovinato) potrà essere ripreso, corretto o studiato per essere totalmente coperto o completamente stravolto. 
Ma se non arriviamo a questo è meglio :)
Ah dimenticavo! Ci sono anche tecniche laser molto costose per rimuovere il tattoo... Ma sinceramente non ne sò nulla e neanche ne voglio sapere. A voi la rete nel caso siate interessati.

lunedì 8 luglio 2019

FALAFEL AL FORNO MORBIDI

falafel al forno morbidi
Ciao a tutti!
Oggi vi propongo la mia rivisitazione di queste fantastiche polpettine vegetali. Avevo già fatto in passato la ricetta, ma questa la trovo migliore : è più precisa e più collaudata.


Per i pochi non li conoscessero, i falafel sono polpette di ceci di origine mediorientale, tradizionalmente fritte. Famosissimo street food vegan di tradizione.
Io opto per farle al forno (o in padella antiaderente con un filo d'olio) e accompagnarle a una bella insalata fresca, magari con cetrioli e salsa allo yogurt (di soia), aglio e menta.

Ingredienti per circa 35/40 polpettine:

- 400 gr di ceci ammollati per 10-12 ore
importantissimo per la consistenza: solo ammollati e non cotti, quindi niente ceci in barattolo già pronti.
- 150 gr di cous cous
- una cipolla media
- 1 cucchiaino di cumino in polvere
- 1 cucchiaino di coriandolo in polvere
- mezzo cucchiaino di peperoncino o berberè
- 2 cucchiai di semi di sesamo
- 1 cucchiaio olio evo o olio di sesamo
- 1 cucchiaino di sale
- pangrattato (se necessario)

falafel al forno morbidiCuocere il cous cous per idratazione versando circa il doppio di acqua molto calda, rispetto alla quantità di cereale in una ciotola. E' molto comodo farsi l'occhio con ciotole o bicchieri più che pesare.
Intanto che aspettiamo sia pronto il cous cous, nel frullatore mettere i ceci, cipolla, spezie, semi di sesamo dando frullate intermittenti in modo che si formi l'impasto ma rimanga consistente e non totalmente frullato. Se necessario aggiungere poca acqua per agevolare l'operazione. Unire ora anche il cous cous strizzato (se c'è acqua in eccesso non assorbita) e lavorare l'impasto con le mani trasferendolo in una terrina. Unire un cucchiaio o due di olio extravergine di oliva o di sesamo e il pangrattato se serve per formare delle palline. Poco per volta poichè il composto non deve essere troppo asciutto altrimenti sarà stopposo. Lasciate che le palline rimangano appena formabili.. Il forno le renderà croccanti esternamente.

falafel al forno morbidiDisporre le polpette sulla teglia da forno oliata o ricoperta con carta forno, appiattendole leggermente.
Infornare a 200°c per una ventina di minuti in modalità ventilata. Sono pronte quando sono appena dorate.
Consumarle tiepide, roventi ustionano e fredde le trovo un pò asciutte (anche se le adoro sbriciolate nell'insalata). 

Non credo di averli mai preparati fritti ma notavo che (cotti al forno) senza l'aggiunta del cous cous rimangono troppo stopposi, ho provato davvero molte ricette... Ma l'unica soluzione è stata questa.
Ecco così una buona alternativa per dei falafel leggeri e fragranti. Ovviamente se fatti in abbondanza (come nel mio caso.. in due 40 polpette sono un pò troppe :) ) si possono tranquillamente congelare per avere un pasto pronto preparato a casa con gli ingredienti che vogliamo noi. 


venerdì 5 luglio 2019

PACCIAMATURA NATURALE

Ciao a tutti!
pacciamatura orto biodegradabile fai da te

Nell'ultimo anno mi sono resa conto di quanto sia indispensabile la pacciamatura per le nostre culture (in orto specialmente, ma anche in vaso). Abbiamo provato a lasciare un area coperta (nel nostro caso da vecchio fieno molto spesso) e un area con la terra esposta. Non è successo intenzionalmente (nel senso che non ci eravamo ancora occupati delle zone), ma questo ci ha dato l'occasione di notare le peculiarità della zona pacciamata :

pacciamatura orto biodegradabile fai da te- C'è meno bisogno di innaffiare in quanto la terra rimane umida più a lungo che si trasforma in minore stress per la pianta. In caso di piogge violente non si formerà una sorta crosta;
- La terra è di migliore qualità, meno compatta, senza spaccature (la nostra terra è argillosa), che ostacolano l'assorbimento uniforme dell'acqua e lo sviluppo delle piantine, in particolar modo quelle a semina diretta a terra;
-   Le erbe infestanti si sviluppano meno. Riceveranno meno luce ritardano la crescita e rimangono meno fitte. Questo non vuol dire che non ce ne saranno ! Però non consideriamo le "erbacce" per forza come nemici da sterminare ; il nostro suolo è fertile e loro sono la flora autoctona. Basta solo contenerle.
- Contrasta il percorso dei parassiti che si rintanano nel terreno,limacee e lumache che non riuscendo agevolmente a strisciare non ci mangeranno le foglie delle culture.

pacciamatura vasi biodegradabile fai da teI Tipi di pacciamatura  che possiamo utilizzare sono tantissimi, alcuni biodegradabili (che andranno al bisogno aggiunti) altri non biodegradabili che saranno più duraturi ma andranno spostati e poi riposizionati in un secondo momento in caso di cambio di cultura, lavorazione del terreno o rinvaso.
Scegliamo sempre materiali non trattati in modo che non rilascino sostanze nocive nel terreno. Alcuni esempi:

- paglia ( la si trova a basso costo dagli agricoltori) ;

- fieno o erbe di sfalcio. Una risorsa che da scarto nell'orto può diventare una risorsa. L'unico problema è che l'erba potrebbe contenere dei semi che cadendo nel terreno daranno origine a nuove piante;

- fibre di legno o potature biotriturate o foglie secche. Utilissimi al terreno poichè è la cosa più simile alla situazione che si verifica nei boschi (osserviamo cosa fà la natura e potremmo imparare molto). Io utilizzo il truciolo di scarto delle lettiere di conigli e roditori. per i vasi ho utilizzato alcuni gusci delle noci di cocco fatte a pezzetti.
Occorre informarsi poichè non tutti i legni o le foglie vanno bene.

- Teli di yuta o teli pacciamanti biodegradabili.  Si vendono nei garden o consorzi specializzati, oppure possiamo recuperare vecchi  teli o sacchi. Un'alternativa ai classici teli in plastica inquinanti.

pacciamatura vasi biodegradabile fai da te Altri materiali (più utili per i vasi) :

- cocci di vasi ti terracotta rotti o mattoni. Se vengono ridotti in piccoli pezzi (con un martello) possono rivelarsi molto utili, è meglio non siano colorati ma "grezzi";

- palline di argilla espansa . Acquistabili nei garden o dove vendono prodotti giardinaggio a prezzi contenuti.

- sassolini e sassi. A volte ne abbiamo a disposizione poichè li abbiamo raccolti al fiume o utilizzati a scopi decoravi. Anche questa una buona alternativa

Probabilmente mi sarò scordata altri materiali o ci saranno soluzioni che non conosco, se volete lasciare un contributo al blog nei commenti o sui social ne sarei molto felice.


martedì 2 luglio 2019

V COME VIVISEZIONE

Ciao a tutti,
voglio condividere un bellissimo scritto di mio marito Gian, sperando di darvi informazioni nuove e dati su questo tristissimo tema : la vivisezione.
vivisezione sperimentazione animale cruelty free scienza obsoleta
In foto una delle mie stupende rattine, "scarto" di esperimenti universitari

V COME VIVISEZIONE

La Vivisezione esiste, chi la pratica la chiama sperimentazione animale ma in realtà ogni giorno migliaia di animali vengono torturati invano negli stabulari e nei laboratori con lo scopo  dichiarato (ma che in realtà si dimostra un completo fallimento) di cercare una cura per qualche male incurabile che spesso ci siamo procurati con le nostre mani, male che in una civiltà saggia si sarebbe evitato.
Quante volte avete letto/ sentito qualcosa del tipo:
“i test su animali hanno dato esito positivo , a breve la sperimentazione clinica sull’uomo”
“il farmaco è stato testato con successo sui modelli animali, la ricerca proseguirà su dei volontari”

Le informazioni sui fallimenti della vivisezione le possiamo trovare soprattutto sui bugiardini, di seguito alcuni esempi tratti dal sito www.novivisezione.org (1) :
1) Forane (anestetico)
Gravidanza:
Degli studi fatti sul ratto non hanno mostrato alcun effetto nocivo sulla fertilità, la gestazione, il parto e sulla vitalità dei nati. Medesimamente, esperimenti fatti sui conigli hanno prodotto coniglietti vitali, nonchè uno sviluppo fetale normale. Si ignora se il risultato di questi studi sia applicabile all'uomo. Poichè non esiste esperienza valida sulla donna incinta che abbia ricevuto questo farmaco non è stato possibile stabilire la sua sicurezza nella gravidanza".
2) Foy, 100 mg (Gabelato Mesilato) (polvere e solvente per soluzione per infusione)
ottobre 2003
Precauzioni d'uso: In alcuni studi condotti nel cane a dosi elevate si è osservata una riduzione del tempo di tromboplastina parziale. Tale evento non è stato finora osservato durante la terapia con Foy nell'uomo.
3) Aliflus spray (trattamento regolare dell'asma)
dicembre 2004
Dati preclinici di sicurezza: [...] Negli studi sulla riproduzione animale i glucocorticoidi hanno mostrato di indurre malformazioni (palatoschisi, malformazioni scheletriche). Tuttavia questi risultati sperimentali nell'animale non sembrano avere rilevanza per quanto riguarda la somministrazione nell'uomo alle dosi raccomandate.
Un altro esempio di quanto sia pericolosa la vivisezione lo possiamo trovare qui
"Il benzene non venne ritirato dal mercato, e si è continuato a utilizzarlo come componente chimico industriale nonostante prove cliniche ed epidemiologiche avessero dimostrato che l’esposizione ad esso provoca la leucemia negli esseri umani, perché esperimenti finanziati dai produttori non sono riusciti a riprodurre la leucemia nei topi.  Lancet, June 25 1977, pp1348-9."(2)
Tutto questo è finalizzato ad avere sempre più finanziamenti, a dare speranza a poveri malati per farli continuare ad acquistare farmaci e quindi generare vendite e fatturato per le multinazionali della medicina.

I vivisettori usano frasi ad effetto per nascondere i loro crimini, ad esempio “le scimmie condividono con l’uomo il 98,5% (3) del patrimonio genetico”. E quindi? E’ un buon motivo per torturare un essere vivente usare la scusa del dna simile?
"Il farmaco antidolorifico e antodepressivo Bia 10-2474, prodotto dall'azienda portoghese Bial, fosse già stato abbondantemente sperimentato, come previsto dalla normativa, sugli animali. Inclusi gli scimpanzè, evolutivamente tanto vicini a noi"  (4)

Purtroppo la vivisezione non esiste solo in ambito medico ma di questo magari parleremo un’altra volta, oggi voglio mettere l’accento su questo particolare aspetto.

Durante il regime nazista, nei campi di concentramento centinaia di migliaia di ebrei, omosessuali, zingari, disabili (in pratica i “diversi”) venivano torturati e uccisi da sedicenti “medici”. Articolazioni fratturate più e più volte per vedere come guarivano, iniezioni di sostanze per vedere l’effetto e così via con altre atrocità. I sopravvissuti venivano uccisi al termine degli esperimenti. Sicuramente qualche progresso in campo medico si sarà visto, ma lo possiamo considerare giusto?
Giorni nostri: sappiamo per certo che in diverse università italiane e in centri privati a dei conigli vengono fratturate le zampe più e più volte per vedere come si saldano le ossa (a volte   vengono usate placche in titanio ,quelle che usano i dentisti per capirsi) , una volta terminato il ciclo di esperimenti vengono uccisi.

I ratti e i topini sono tra gli animali più utilizzati nella vivisezione. A logica verrebbe da chiedersi se sia perché hanno il 98% (topi) del dna in comune con l’uomo? NO. Ne vengono “usati” (perdonate il brutto termine) così tanti perché costano poco, sono piccoli (quindi stanno in poco spazio) e si riproducono più volte l’anno e in grandi quantità. Molte associazioni per la ricerca di cure contro varie malattie (es. cancro, parkinson, alzheimer) avviano delle ricerche di medicinali “miracolosi” che vengono testati su animali, principalmente appunto ratti e topi. Con un grande sforzo lascio da parte la questione etica-morale e sotterro un attimo l’antispecismo, con quale criterio un malato dovrebbe aver fiducia su un farmaco testato su centinaia di animali che  hanno poco in comune con l’umano?
RATTI: pesano circa 3-400 grammi, sono lunghi 25-30 cm coda compresa e hanno una vita media di 2,5 anni  TOPI :peso 100 grammi al massimo, misurano 15 cm e vivono circa 3 anni
Di seguito alcuni esempi su sostanze che hanno effetti opposti sull'uomo rispetto agli animali (5) :

-  Acido ascorbico (Vitamina C):teratogeno nei roditori,n on teratogeno per l'uomo
- Antibiotici: Tossici in criceti e cavie, non tossici per l'uomo
- Baclofen (Corea di Huntington): terapeutico nei ratti, non terapeutico per l'uomo
- Fenilbutazone (antinfiammatorio): non causa anemia aplastica nei ratti, causa anemia aplastica sull'uomo  (10.000 morti)
Sostanze tossiche negli animali ma commercializzate:
- Ciclizina Cloridrato (antistaminico):teratogeno, fetotossico ed embriotossico in conigli, topi e ratti
- Retinolo (vitamina A): teratogeno nei roditori e conigli
- Penicillina (antibiotico): estremamente tossica nelle cavie
- Propranololo (antianginoso):causa collasso cardiocircolatorio nei ratti e vomito nei cani
Al punto 5 delle fonti (in fondo all'articolo) altri esempi.

Ora dovrebbe venire spontanea la domanda "a cosa serve testare su animali se tanto poi le sostanze vengono messe in commercio lo stesso dopo test su "volontari" (persone molto malate che provano un'ultima possibilità o persone in gravi condizioni economiche pagate per farlo)  umani?
I Test sono condotti su esseri viventi  (cavie animali di varie specie ) costretti a vivere in scatole di plexiglass o gabbie (ambienti sterili o comunque artificiali), alimentati con cibo scadente e non adatto alle esigenze  dei soggetti, fatti uscire solo per essere "utilizzati" dall'operatore o dal ricercatore e ai quali vengono indotti artificialmente tumori, lesioni, virus o sostanze di vario genere per poi cercare un modo per farli guarire o arginare un danno causato volontariamente. Come possono essere affidabili? Sono anti scientifici e pericolosi. Molti medici e scienziati lo affermano da tempo (ad esempio il dottor Stefano Cagno , il dottor Maurizio Calleri, il prof. Bruno Fedi e molti altri che potete trovare sul sito www.limav.org ad esempio).

Abbiamo avuto per alcuni anni un rifugio per animali salvati dalla vivisezione, principalmente ratti, e quasi tutti i decessi erano causati da masse tumorali causate dal fatto che per intere generazioni sono stati selezionati animali predisposti alla formazione di tumori, riprodotti a più non posso tra consanguinei e resi davvero cagionevoli di salute (fisicamente e mentalmente) .  Un patrimonio genetico disgraziato che difficilmente avrebbe originato una vita sana.

Ogni anno milioni di euro vengono spesi per mantenere gli animali negli stabulari ,finanziare gli esperimenti (che spesso durano diverso tempo e richiedono costosissimi esami), pagare tutti gli "addetti ai lavori"insomma alimentare e sostenere una vera e propria macchina da soldi.
Il risultato finale?Una spirale perversa dove le persone e gli animali muoiono tra atroci sofferenze e le multinazionali aumentano sempre più il fatturato, infatti ogni anno guadagnano milioni di euro grazie ai brevetti di nuovi farmaci presentati e immessi in commercio.

Va precisato che non sono assolutamente contrario alla ricerca , infatti esistono varie associazioni che promuovono l'utilizzo di metodi sostitutivi alla vivisezione come ad esempio I-Care (https://www.icare-italia.org/) o l'Associazione Nazionale Volontari Lotta Contro I Tumori (www.mondofamiglia.it/lottatumori). A questo link (http://www.ricercasenzaanimali.org/positive.htm) altre associazioni.

L'obbiettivo è convincere la classe politica che una ricerca senza vivisezione è possibile e può contribuire a salvare molte vite ,sia animali che umane perchè esistono diversi metodi come ad esempio la sperimentazione in vitro o tramite software di ultima generazione che sono molto più affidabili dei test attualmente in uso sugli animali. Ad oggi alcune università italiane stanno iniziando a recepire questo messaggio e si stanno lentamente indirizzando verso l'abolizione della vivisezione.

FONTI:

1 https://www.novivisezione.org/info/bugiardini.htm


2 https://difesasperimentazioneanimale.wordpress.com/2012/07/10/la-lista-dei-50-disastri-della-sperimentazione-animale/


3 http://www.lescienze.it/news/2003/03/06/news/le_differenze_genetiche_fra_uomo_e_scimmia-588415/


http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2016/01/18/muoiono-cavie-umane-farmaco-gia-testato-sugli-scimpanze/


5 https://www.novivisezione.org/info/lista_farmaci.htm

lunedì 1 luglio 2019

PIZZA DI POLENTA


Ciao a tutti!


pizza di polenta al forno senza glutine
pizza di polenta al forno senza glutine

Questa ricetta è l'unico modo che ho trovato per mangiare la farina di mais anche d'estate. Utilizziamo la classica polenta come base per una pizza diversa dal solito, da consumare fredda. Un'opzione senza glutine.

Prepariamo la polenta.

Dosi per due/tre persone:
- 120 gr di farina gialla per polenta (la mia è integrale macinata a pietra)
- 600 ml (circa 500gr se vogliamo usare la bilancia) d'acqua
- un pizzico di sale

Per cuocere io utilizzo la macchina del pane (il programma per la marmellata) così in un ora e mezza circa lei continuerà a cuocere e mescolare per me. Non dovrò che aspettare il segnale acustico che mi annuncerà che è pronta.
 Ovviamente si può preparare nel metodo tradizionale con pentola,frustino e pazienza o si può anche acquistare una di quelle polente che cuociono in minor tempo (precotte), o i più pigri possono acquistare i panetti di polenta già cotti sottovuoto.

NON VOGLIO FARE LA MORALE A NESSUNO, ma ci tengo a ricordare che il nostro cibo è una cosa molto importante e seria. Se scegliamo un cibo più integrale, fatto in un certo modo e sano (no alterazioni, no decorticazioni, no conservanti,ecc ...) ci facciamo un bel regalo. Ognuno sceglie per sè come riesce e può a seconda del tempo a disposizione, dei mezzi e del gusto. 
Non dimentichiamo di scegliere l'azienda che più abbiamo piacere di finanziare e la confezione che ha un impatto ambientale minore.. Non guardiamo solo il prezzo.
Ma procediamo altrimenti non si mangia più qui :)

Al termine la polenta deve essere stesa su una teglia o piatto oleato per farla raffreddare. Possiamo anche utilizzare la carta forno (ricordandoci di essere parsimoniosi nell'utilizzo poichè è un materiale non compostabile o riciclabile come la semplice carta).
Nel mio caso ho realizzato delle pizzette ma nulla ci vieta di realizzare una pizza unica. Facciamo raffreddare completamente. Occorreranno alcune ore.

Possiamo ora condire oppure se vogliamo una pizza più croccante far dorare ne l forno a massima temperatura in modalità grill entrambi i lati, girando a metà cottura (quando il primo lato avrà formato la crosticina con una spatola rigiriamo) .. Basteranno circa 10 minuti. Se volete aggiungere una chicca aggiunger del formaggio vegetale o meglio il formaggio dianacardi autoprodotto sul secondo lato abrustolito.
A questo punto io insaporisco con  pomodoro fresco a pezzetti, origano o basilico, sale e un filo d'olio.   

Oltre che per i pasti principali lo utilizzerei anche per feste o aperiviti.